mercoledì 11 aprile 2012

Touch, la serie tv da schiaffoni calciorotati


Rieccoci dopo il consueto-casuale periodo di inattività.
Per parlare, a discapito del programma precedentemente annunciato (Avrete mica creduto che lo rispettassi passo passo vero? Sì? Male.), di questa nuova serie TV che non ho ancora capito se mi piace o no, ma che molto chiaramente, invece, mi fa prudere le mani e venire l' orticaria al cervello.



Senza fare i critici di cinema improvvisati esaminiamo esattamente cosa le immagini e l' audio a schermo veicolano allo spettatore in ordine cronologico:
  1. Stupore
  2. Meraviglia
  3. Confusione
  4. Noia
  5. Istinto infanticida seriale

Ora, considerato che i primi due punti corrispondono quasi totalmente alla sola soundtrack d' apertura meraviglioserrima, emozionante e coinvolgente, potete capire che la serie in sè è un certo punto di domanda.
La opening, appunto, fa sentire quello che vuole essere il messaggio della serie: La coralità delle nostre esistenze.
Il resto, eh, un po' meno.

La sensazione principale che danno le singole puntate è quella di stare guardando qualcosa di paragonabile a Scooby Doo o ai cari vecchi Power Rangers: Situazione stabile > problema > guazzabuglio di ce la fo', un ce la fo' > soluzione > pace zen all' anima > ciao, alla prossima puntata.
In realtà le prime quattro puntate lasciano sempre quell' amaro in bocca dovuto al legame veramente flebile che hanno fra di loro, come se ognuna fosse un po' un caso a sè stante, ed è questo che detta la confusione.
Le costanti sono poche: Due veri protagonisti (Il depresso e lo sfrangiballe, ma ci sarebbe anche l' "assistente sociale"), un paio di persone che per una cosa o per l' altra gli girano intorno e bon.
In ogni puntata ci sono almeno due o tre persone che non rivedremo mai più, ma che però danno linfa vitale agli eventi dei 50 minuti settimanali, creando quindi situazioni che danno qualcosa ai personaggi fissi, ma che sembrano create "a forza", grazie a degli elementi che suonano più come una scusa per produrre gli eventi stessi, che naturalmente presenti nelle vicende; sono appunto questi personaggi di contorno che vanno e vengono, spesso, dopo pochi minuti, causa di noia nel seguirne le vicissitudini.

Proprio per questo il concetto di legame unico per tutte le vite perde un po' di sostanza, perchè se pur sono sempre coinvolti alcuni peronaggi non c' è una vera e propria evoluzione in essi, anzi, tendono a rendersi un po' stantii se non addirittura patetici o antipatici.
Primo fra tutti il simpaticissimo Jake, questo bambino muto, snob e psicologicamente alieno che inizia ad urlare e andare in defibrillazione se solo lo tocchi, per cui lo prenderesti a schiaffi in faccia con una mazza da baseball chiodata dal tramonto all' alba con l' aiuto di Santanico Pandemonium, alla faccia della violenza sui minori.
Siamo al punto cinque, se non si fosse capito.
Seriamente, Jake è un personaggio che già alla seconda puntata si rende insopportabile tanto da volerlo vedere chiuso in un baule per metà del tempo se fosse possibile e dallo spessore tale che sarebbe benissimo potuto essere sostituito da una fotocopiatrice che stampa scontrini a nastro, visto che è quel che si limita a fare: Scrivere numeri su un quaderno per poi adottare comportamenti del tutto inverosimili al solo fine di condurre al significato di quei numeri.
Tanto per dirne una, SPOILER, il fatto che nella puntata di ieri sera (04x1) si sia arrampicato fino su un cornicione per prendere un aquilone era davvero poco credibile, considerato che nelle tre puntate precedenti ha dato chiaramente a intendere di avere una mente assolutamente disinteressata agli oggetti della sua età, quindi era palese cosa intendesse causare con quel gesto, ma pur restava un gesto per niente plausibile, rendendolo in automatico inutile.
Però boh, c' è che sembra non essersene accorto nessuno dei presenti sul posto. FINE SPOILER

L' altro protagonista è il padre di Jake, un uomo che da la chiara impressione di aspettare di avere giusto quei dieci minuti buoni ad appendersi per il collo. O ad appendere il figlio, dipende.

"Ma proprio io lo dovevo fare?"

Un uomo, vedovo della moglie, che non ha mai sentito dire nemmeno una parola dal suo amorevole figlioletto nonostante lui si sia sempre spaccato la schiena per mantenerlo ed evitare che lo affidassero al canile, che si è preso pure delle belle botte per lui qualche volta, che gli va dietro come un disperato cercando un minimo contatto umano nella sua depressione di un padre emarginato dal figlio, ma quello niente, via per i fatti suoi, neanche uno sguardo, un' intesa, un "grazie" con gli occhi, gaò, ci ho da scrivere i numeri sui muri, arrampicarmi sui ripetitori telefonici e da contare i poppe corne io, chetticrédi.

"Jake, ti prego, dimmi qualcosa."
"Settordici."

Fa un po' tenerezza questo personaggio, ma è anche un po' legnoso nella sua impersonazione di fattorino del figlio, dovendo fare di tutto per assecondarne i numeri senza che possa realmente comprenderne il significato, anche se probabilmente è un qualcosa che cambierà in futuro.
In futuro si spera anche di vedere unirsi le vicende di quei personaggi di contorno che sono però costanti, come le due giapponesine in giro per il mondo e il ragazzo iracheno che continuano ad essere legati a filo doppio alla storyline principale, ma ad esserne completamente esclusi a livello interrelazionale dei personaggi.

Insomma, ho voluto un po' parodiare gli aspetti salienti di questa serie che, ripeto, non ho ancora capito se può piacermi, ma che ogni martedì sera mi fa venire voglia di usare Jake di testa come ariete per sfondare un muro.
Secondo me, ad ora, ha come difetto davvero eccessivo di presentare una struttura delle puntate esageratamente isolata e tendente all' autonclusione continua.
Considerati gli spunti interessanti di universalità delle vite legate in maniera invisibile sarebbe bello vedere qualcosa di più poetico ed emotivo di volta in volta, piuttosto che i soliti clichè da cinema da quattro soldi presentati fin ora, come la ragazza a cui da buca il tipo ma che, guarda te, attacca bottone con quello che era lì al momento giusto; il ragazzino in una situazione pericolosa salvato dalla telefonata al momento giusto della persona giusta..

Siamo solo a quattro puntate e spero che Touch abbia tutta l' intenzione di crescere, spiegarsi meglio ed evolversi in maniera più matura e sofisticata, perchè per ora, non so se mi ha "toccato" più di tanto.

Per ora è tutto, al solito i commenti sono benvenuti nella finestra qui sotto.
Ciauz.

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